Bel paese volo via

Carnevale di Viareggio 2019

Volare è il sogno per eccellenza, in tanti da piccoli lo abbiamo immaginato, sperato, idealizzato. Bastava chiudere gli occhi, mettersi un paio di ali costruite col pensiero per spiccare il volo. L’essere umano è stato sempre affascinato dagli uccelli, dalla libertà che li contraddistingue e dalla possibilità che hanno di librarsi in aria e migrare, cambiare città, paese, vita.

Questa costruzione vuole riflettere su chi dal proprio paese è dovuto andar via, ma anche chi volutamente è partito per cercare fortuna o chi ancora lo ha sempre immaginato senza riuscire a farlo. E’ anche una dedica a chi resta, a quei genitori che dividono il proprio animo tra soddisfazione e tristezza. Da qualche anno non si va via dall’Italia solo per possibilità, ma anche e soprattutto per esigenza, per le scarse prospettive lavorative, per la qualità di vita inadeguata e per una classe dirigente sempre più attaccata al potere e meno al bene comune.

Questo giovane in primo piano, seguito dallo stormo, si è costruito un paio di ali con ingegno e immaginazione, così, munito di una cartina geografica abbandona il “Paese” con i suoi bagagli pieni di competenze e risorse ma anche ricordi e sapori che lo legano alle proprie radici. Un volo disperato ma anche ricco di speranza e voglia di farcela, che ci riporta ai nostri avi i quali in passato, soprattutto dal sud-Italia, partivano in cerca di fortuna, prima da soli e poi portando l’intera famiglia.

Nell’intero arco dell’anno 2016 ben 285mila italiani, prevalentemente giovani, sono partiti per l’estero in cerca di fortuna, o comunque di opportunità che l’Italia non è in grado di fornire. Dati da immediato dopoguerra, quando erano circa 300 mila l’anno. Si tratta dei dati del Dossier statistico sull’immigrazione 2017, che il centro studi Idos cura insieme alla rivista Confronti. Ad andarsene sono soprattutto laureati e dottorandi in cerca di migliori condizioni lavorative, i “migranti economici” dell’Italia. Una fuga che peraltro costa al Paese che non riesce a valorizzarli almeno 8,8 miliardi di euro: tanto lo Stato italiano ha speso per la loro formazione. E sono in numero maggiore rispetto agli stranieri che sbarcano sulle nostre coste: 181 mila nel 2016 e 119 mila nel 2017 secondo i dati del Ministero dell’interno italiano. La speranza è che la mia generazione sia disposta a partire ancora in futuro, ma per raggiungere i propri sogni e viaggiare, viaggiare e viaggiare per aprire la propria mente e costruire un mondo migliore.

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